sabato 23 settembre 2017

FANTALIBRI: Il fantasma del mare Imbrium di Paolo Cavazza


Può l’hard sci-fi essere avvincente?

Sarò sincera, come avrete capito detesto le baggianate incoerenti, in cui gli autori fanno uscire improbabili conigli dal cappello a loro piacimento per spiegare fenomeni che in natura non ci saranno mai o per negare le più elementari leggi della fisica. Non a caso, nel mio romanzo di fantascienza umoristica, “Cicerone. Memorie di un gatto geneticamente potenziato”, ho ridicolizzato tutti i luoghi comuni della fantascienza arruffona, primo tra tutti l’accoppiamento interspecie.

Ma non sono nemmeno una fanatica della fantascienza hard, ovvero quella in cui la scienza la fa da padrona. Mi piacciono le storie che ruotano sulle emozioni dei personaggi, pur in un contesto tecnologico. Forse è un retaggio del mio passato di traduttrice di romance o forse è connaturato alla natura femminile (anche se sono poco propensa a simili etichette di genere).

“Il Fantasma del Mare Imbrium” di Paolo Cavazza, però, è un caso a parte. Sebbene non indulga a sentimentalismi o psicologismi e sia molto rigoroso (Paolo verifica tutti i suoi dati prima di scriverli), ha la capacità di metterci in contatto con una delle emozioni più forti dell’uomo: la paura. Il romanzo, infatti, è apparentemente una storia di fantasmi, con tutto il carico di suspense e di tensione che questo comporta. Un gruppo di scienziati sulla base lunare si ritrova infatti a fronteggiare la “ribellione” di alcuni macchinari che sembrano posseduti e uccidono. E’ così che questi uomini e donne razionali, abituati ad avere a che fare con la scienza, si confrontano con le proprie inquietudini, ma, al tempo stesso, cercano una spiegazione plausibile del fenomeno. Le storie personali sono appena accennate, ma queste poche pennellate fanno desiderare di approfondire la conoscenza dei personaggi.Cosa che potrete fare leggendo il racconto "Interferenza", all'interno dell'antologia Alia Evo 2.0, e che ritroverete presto nella nuova antologia Alia Evo 3.0, in corso di pubblicazione (nella quale comparirà anche un mio racconto). Per non parlare delle future opere di Paolo, al momento al vaglio delle case editrici. Si tratta, infatti, di una serie di racconti autoconclusivi ma tenuti insieme dai medesimi personaggi e da un sottile filo conduttore.

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Quanto alla trama, è ben sostenuta. Il romanzo è breve, ma non è facile portare avanti un giallo fantascientifico senza che ad un tratto il lettore si annoi. Invece, “Il fantasma” si legge tutto d’un fiato. Fino alla rivelazione finale.

Quanto allo stile, è pulito, assolutamente clarkiano, privo di inutili fronzoli. D’altronde, Paolo lo ha limato e rilimato con precisione quasi maniacale, a volte lavorando su una frase per giorni. Fino a farlo splendere.

Insomma, un’opera prima che vale la pena di essere letta, in un panorama dove il chiasso e l’approssimazione la fanno da padroni. Poco adatto, invece, a chi vuole facili sentimentalismi, colpi di scena da soap opera, trovate strampalate e personaggi che non sanno dove hanno la testa e dove i piedi. No, la prosa di Paolo non è nulla di tutto ciò.

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